APOLOGIA Greta Alfaro, Juan Pablo Macìas, Fabrizio Prevedello a cura di Federica Forti

14 dicembre 2013 15 febbraio 2014, Museo Civico del Marmo, Carrara

E’ stata inaugurata sabato 14 dicembre alle ore 18.00 la mostra collettiva Apologia. In mostra fino al 15 febbraio 2014 opere realizzate nell’ambito del programma di residenze DATABASE 2013, che  prevede la produzione di progetti concepiti e realizzati ad hoc per Carrara.
 
 
Ogni artista è libero di concordare con noi sia il progetto sia la location della residenza che maggiormente si addica alle necessità espresse nel progetto stesso. Ogni residenza è infatti pensata come borsa di studio finalizzata a supportare un’idea creativa di carattere non commerciale; è il progetto nel cassetto o la prosecuzione di un percorso di ricerca che trova nuova lettura e interpretazione coniugandosi con le peculiarità del territorio apuano.
Si tratta di tre progetti differenti, ma accomunati dalla riflessione che abbraccia da più punti di vista il rapporto tra l’uomo e l’elemento naturale all’interno di un equilibri cosmico del quale entrambi fanno parte.
 

Gli artisti scelti:

Il suo progetto consiste nel proseguire la propria indagine sul mondo contemporaneo occidentale tra cattolicesimo, espressioni artistiche e ideologia barocca, tra religione e superstizione. L’artista ha scelto di riflettere sul marmo come elemento naturale nobile e inviolabile sopra ogni cosa, anche al di sopra di ogni espressione artistica che l’uomo possa compiere o aver compiuto. Un viaggio attraverso il linguaggio dei sistemi di comunicazione di cui si avvale il potere tanto del cattolicesimo quanto dei regimi totalitari che ne hanno adottato dogmi e linguaggio. Si teorizza la presenza a Carrara e nel mondo di una setta occulta che vuole eliminare ogni espressione artistica al fine di distruggere la cultura e la civilizzazione e l’arte come massima espressione di questa. L’artista ha ripercorso e tradotto gli elementi salienti di questo culto in una lavoro artisticamente compiuto che si annuncia sui toni imparziali del documentario e mette il visitatore al centro di una riflessione personale.

Juan Pablo Macías porta in mostra il video girato a Campocecina (Alpi Apuane) durante la sua partecipazione al programma di residenze DATABASE 2013. L’artista ha scelto di soggiornare in questi luoghi per sviluppare una dissertazione sul cosmo e la cultura attraverso una serie di passeggiate nel bosco. Un ritiro che ha permesso un allontanamento dalla civilizzazione e il proseguimento di una riflessione a distanza sull’uomo e il cosmo che l’artista ha iniziato in Messico con lo storico e filosofo Braulio Hornedo Rocha e adesso prosegue nella specificità di questo territorio. L’immagine della natura avvolta dalla nebbia viene incisa dai suoni meccanici del lavoro nelle cave, ma anche da transiti fugaci di vita. Poi una voce fuori campo, che con una sequenza di parole crea un corto circuito temporale e narrativo, stabilisce un tempo zero in cui la voce ci ricorda come attraverso essa si possa avere una universale e mutua comunicazione di pensieri e di volontà. Juan Pablo Macías cita indirettamente Étienne de La Boétie, che ricorda che sarebbero state la voce e la parola, dono della natura, a farci ritrovare l’uno nell’altro, e non la parola scritta del tiranno, la parola come legge.

Inoltre l’artista da anni porta avanti il progetto “Tiempo Muerto”, un periodico che ha fondato nel 2012 e che si focalizza sulla relazione tra conoscenza istituzionale e conoscenza insurrezionale. L’idea di “Tiempo Muerto” nasce in seguito alla chiusura nel 2009 della Biblioteca Social Reconstruir, un archivio di libri sul pensiero anarchico più importante del Latino America. Da quel momento l’artista ha messo in campo una serie di azioni per la riapertura di questa biblioteca. Il progetto editoriale diventa, così, una piattaforma per proseguire una discussione sulle tematiche fondamentali del pensiero anarchico e contemporaneamente un mezzo per divulgare l’esistenza della BSR.

La mostra “Apologia” ospita Tiempo Muerto#3 che raccoglie testi storici e attuali sulla relazione tra cosmo e cultura. “Historia del Universo en veinte minutos” (Storia dell’universo in venti minuti) di Braulio Hornedo Rocha apre la dissertazione teorica passando poi la parola a Henry David Thoreau, Étienne de La Boétie, Frederich Nietzsche. L’immagine di copertina è stata scattata nel bosco di Campocecina (MS), su cui sono stati incisi i versi di una poesia scritta dall’artista e pubblicata nel giornale.  

Il progetto consiste nel proseguire un percorso iniziato nel 2010 col titolo: “Rendere parole alle parole”.

Si tratta di una azione con la quale l’artista rende omaggio ad alcune cave dismesse delle Alpi Apuane e delle Dolomiti Venete, attraverso un intervento scultoreo chiamato “innesto”. Si tratta di un intarsio che l’artista realizza a mano in laboratorio e successivamente colloca nel cuore delle cava alla quale accede a piedi ripercorrendo a ritroso la via di lizza. La camminata di Prevedello è solitaria: solo la telecamera lo segue per documentare il processo. E’ l’artista da solo a posizionarla e recuperarla durante il cammino e le fasi di innesto.

Per il primo innesto ho recuperato un pezzo di marmo Nero del Belgio tra gli scarti di una segheria di Seravezza, l’ho lavorato in studio. Infine ho raggiunto a piedi una cava e l’ho inserito nella parete tagliata. Il piccolo intarsio dialoga con le dimensioni smisurate degli spazi della cava. Con la forma in marmo nero ho raggiunto una cava di Fior di Pesco, ed è nato il secondo innesto. Ho scelto cave in disuso ma non ho pensato a una forma di protesta. (Fabrizio Prevedello, da un’intervista di Luisa Castellini, Espoarte #68, gennaio 2011)

Il 4° innesto, visibile insieme al 2° e 3° sul sito dell’artista, è stato effettuato in una cava di marmo rosso sulle Dolomiti Venete nel 2011 e segna una svolta stilistica nella documentazione di queste azioni con cui Prevedello attraverso il suo piccolo gesto di fatica ed amore, ricambia un dono alla Natura. Nel quarto video cambia il criterio di ripresa e la telecamera, da testimone muto ed esterno di un processo, diventa narratore interno e trasmette liricamente l’emozione dell’artista.

Per la residenza a Carrara l’artista si concentra nelle zone del Sagro e del Sella. Il progetto di residenza DATABASE prevede che l’artista possa scegliere il luogo dove soggiornare in maniera funzionale allo svolgimento del lavoro. In questo caso Prevedello è stato due settimane sulle Apuane dormendo tra rifugi e cave. Ne sono nati due innesti e due video che si presentano per la prima volta in questa sede. 

Si ringrazia  logo_cardelliefontana